Oggi questa newsletter avrebbe dovuto avere un altro tema e invece devo ascoltare me stessa. Ci sono tante persone che si sono iscritte negli ultimi giorni e questo mi ha frenata all’inizio dal fare ciò che mi sentivo nel cuore: queste persone meritano un contenuto di valore, mi ero detta. Ma oggi il contenuto che pensavo non c’è, c’è una me stessa molto schietta e sincera. Se non avessi voglia di leggere la mia sincerità di oggi, ti lascio i miei numeri precedenti:
Come vanno le cose a te?
A me non vanno, non girano sai. Sono molto felice di essere dove sono e non vedo l’ora che arrivi il 25 aprile, eppure ho la testa piena di pensieri esasperanti. Mi si è affaticata l’anima in questi mesi.
Questa newsletter doveva parlare di altro oggi, doveva parlare di Janare in un modo più narrativo e completo. Invece sono le 21:59 e su questo argomento non ho nulla da scrivere. Ho tante fonti ma non ho le parole.
Fino a un minuto fa ho cercato di costringermi a scrivere del tema che avevo scelto, ma non è questo il giorno per le Janare. Mi sono ricordata che questo è lo spazio in cui tu leggi e comprendi chi sono, come sto e mi attraversi anche da lontano; allora che senso ha fingere?
Vivere mi affatica ultimamente. Ho sempre la sensazione di avere sete senza nessun rubinetto vicino, ho il costante bisogno di silenzio eppure anche alle 2 di notte nel letto silenzio non ce n’è. In questo turbine di roba c’entra il lavoro, ovviamente. Il re della prosperità delle angosce ultime, il cerchio che racchiude le urla silenziose che tiro fuori.

Quando economicamente le cose non vanno come vorresti, inizi a dire sì a tutto perché le bollette non si pagano da sole, perché tua madre ha già fatto troppo per te. Dici sì alle cose volontarie, dici sì agli speech, dici sì ai lavori anche sottopagati.
E poi arrivi al sabato prima di Pasqua, finalmente, a piangere sotto la doccia. Lasci andare tutto assieme alla schiuma dello shampoo e maledici tutti quei pettini che continuano a cadere a terra. Ma lasci andare.
Lascio andare anche ciò che avrebbe dovuto essere, oggi, questo spazio e apro la porta alla realtà dei fatti: la fatica. Non è un caso che nel mio dialetto lavorare si dica faticare. Perché il lavoro è una fatica anche quando è quello che hai scelto; il lavoro diventa faticoso quando è il luogo in cui ti discriminano. Diventa fatica quel lavoro sottopagato, diventa fatica il lavoro che non ti dà tutele. La fatica del lavoro che troppo spesso, ancora, uccide.
Le parole mi hanno sempre calmata, eppure stavano per diventare una fatica oggi. Non posso diventare fatica, le parole. Così insomma, spero mi perdonerai per questo cambio di rotta improvviso, ma oggi avevo bisogno di lasciare andare. La mia pozione magica è questa: dire la verità a me stessa.
Non voglio lasciarti completamente senza storia e leggenda, quindi alla fine di questo paragrafo trovi una puntata de Il provinciale (programma Rai che attraversa le province d’Italia per raccontarne storie e leggendo) attraverso cui conoscere un po’ di più delle Janare partendo dai territori che hanno attraversato. C’è Bucciano, il mio paese, all’inizio; ci sono i luoghi simbolo delle streghe di Benevento, il fiume Sabato e il territorio dove nasceva il Noce. Ci sono i paesi delle leggende delle streghe e c’è una grande verità: le donne accusate di essere streghe sono state silenziate per paura della loro saggezza, della loro caparbietà e della sorellanza che le nutriva, dagli uomini che non ne accettavano la libertà.
Dentro e fuori il cortile
È uscita l’agenda degli Accessibility Days 2025 e ci sono anch’io. Terrò uno speech il 15 maggio alle 17.30 sull’accessibilità per persone con epilessia, partendo da un punto che mi sta a cuore: bisogna ascoltare la comunità.
Il 7 giugno invece sarò speaker al WordCamp Europe, che quest’anno si tiene a Basilea. Porterò la mia storia di persona epilettica e parlerò dell’importanza di inserire l’accessibilità nella progettazione, fin dall’inizio, nei siti Wordpress.
Sono uscite le date del tour de I Cani e dal 22 aprile i biglietti saranno in vendita. Sono sicura che a qualche persona qui farà piacere saperlo.
È stato bellissimo leggerti. Anche in questa “fatica”, una testimonianza estremamente importante. Parole preziose. Un abbraccio.
Facciamolo passare il messaggio che è umano sentirsi sopraffatti, e che è bene riconoscerlo e fermarsi per recuperare, o fermarsi e dare il nome a ciò che si ha in animo per togliergli il potere che ha su di noi. Facciamolo passare il messaggio che i piani possono cambiare perché non ci sentiamo nel mood. È tutto normale, è tutto umano, ed è bello anche così, perchè è molto vero